Il carcere di Padova Due Palazzi è noto per la possibilità data ai detenuti di lavorare.
Alcuni detenuti infatti lavorano in collaborazione con la Coop. Giotto e Altracittà.
All'interno dell'istituto ci sono tre reparti uno dedicato alla pasticceria, uno alle biciclette e un'altro dedicato alle valigie.
Inoltre, i detenuti possono fare attività sportiva (ad esempio palestra e calcio) e possono anche praticare il proprio culto religioso.
giovedì 29 gennaio 2015
lunedì 26 gennaio 2015
Casa di Reclusione di Padova
All'interno del carcere di Padova i detenuti sono coinvolti in diverse mansioni tra cui: pasticcere, cuoco, scopino in sezione, addetto alle pulizie per l'amministrazione e giardiniere. La pasticceria è nota in tutta Italia, soprattutto per la realizzazione dei panettoni.
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Pasticceria Giotto |
domenica 25 gennaio 2015
Le misure premiali e le misure alternative alla detenzione
Le misure premiali comprendono i permessi premio e la liberazione anticipata. I permessi sono parte integrante del programma rieducativo, perché consentono al detenuto o internato di coltivare interessi affettivi, culturali e di lavoro. Essi possono essere concessi dal Magistrato di Sorveglianza ai reclusi che non risultino socialmente pericolosi, se hanno mantenuto una condotta regolare ed hanno già espiato una parte considerevole della pena. Non hanno una durata superiore ai quindici giorni e non vengono concessi per più di quarantacinque giorni complessivi in un anno.
La liberazione anticipata consiste in una riduzione della pena pari a quarantacinque giorni per ogni sei mesi di pena scontata. Ciò compete a chi ha tenuto una condotta regolare ed ha partecipato attivamente alle attività di osservazione e trattamento. Inoltre, è riconosciuto anche per il periodo trascorso in custodia cautelare ed agli arresti domiciliari.
L’autorizzazione o meno delle misure premiali spetta esclusivamente al Tribunale di Sorveglianzadel luogo in cui la pena viene effettuata.
Le misure alternative comprendono: l’affidamento in prova al servizio sociale, ossia, se la condanna o il residuo della pena è inferiore a tre anni, il detenuto in base ai risultati dell’osservazione della sua personalità può essere affidato al servizio sociale per il periodo di pena ancora da scontare.
Un altro tipo di misura alternativa è la detenzione domiciliare, che il Tribunale di Sorveglianza concede a chi ha compiuto 70 anni, se non è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza e se non è recidivo.La semilibertà consente al detenuto di trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto per partecipare ad attività lavorative e ricreative al fine di favorire il suo reinserimento sociale
Altro tipo di misura alternativa è la liberazione condizionale, la quale può essere concessa a chi ha scontato almeno trenta mesi e metà della pena da dedurre, qualora il rimanente non superi i cinque anni. Per ottenere il beneficio bisogna aver tenuto durante la carcerazione un comportamento regolare e collaborativo.
mercoledì 21 gennaio 2015
I colloqui dei detenuti con i familiari
visivi con i familiari o con parenti, oltre che con il difensore e con il garante dei
diritti dei detenuti.
Il detenuto ha il diritto a sei colloqui al mese, ciascuno di un’ora e con un
massimo di tre persone per volta. Questo avviene in appositi locali senza mezzi
divisori e sotto il controllo visivo del personale di polizia penitenziaria.
Le persone ammesse al colloquio vengono identificate e sottoposte a controlli al
fine di garantire che non siano introdotti nell’istituto strumenti pericolosi o non
idonei.
Il detenuto durante gli incontri ha il compito di mantenere un comportamento
corretto, oltre a queste concessioni ha il diritto a colloqui telefonici con i
familiari e con il coniuge una volta a settimana per la durata massima di dieci minuti ciascuno.
martedì 20 gennaio 2015
Modalità di ingresso in Istituto
Al momento dell’ingresso nella struttura penitenziaria devono essere seguiti dei protocolli.
L’educatore penitenziario ha il compito di gestire il colloquio pedagogico con il recluso allo scopo di stabilire con lui una relazione educativamente ed affettivamente valida, la quale tenda all’umanizzazione del trattamento rieducativo.
Il colloquio pedagogico è caratterizzato in particolare dal colloquio di primo ingresso, dal colloquio volto all’osservazione e trattamento e infine dal colloquio di sostegno.
Il colloquio di primo ingresso è un intervento dell’educatore, su nomina del Direttore, nei confronti del nuovo giunto in istituto ed è finalizzato alla raccolta di dati personali, giuridici, familiari da inserire nella cartella personale. Questo colloquio è molto importante perché ha lo scopo di illustrare al nuovo detenuto le disposizioni vigenti nel contesto penitenziario e le principali norme relative alla disciplina, al trattamento e ai suoi diritti e doveri.
All’ entrata in istituto viene consegnato al soggetto la carta dei Diritti e Doveri la que è prevista dal regolamento dell’ordinamento penitenziario.
La Carta è consegnata a ciascun detenuto o internato per consentirgli il migliore esercizio dei suoi diritti e assicurargli maggiore conoscenza delle regole che vi sono nel contesto carcerario.
L’ ingresso in istituto è curato dal personale di polizia penitenziaria designato dall’Ufficio Matricola e il detenuto ha il diritto di avvertire i propri familiari, sia in provenienza dalla libertà, sia in caso di trasferimento.
All’entrata in istituto del soggetto gli agenti di polizia sottopongono il detenuto o l’internato alla perquisizione personale, al rilievo delle impronte digitali e infine vengono sottoposti alla visita medica, non oltre il giorno successivo.
lunedì 19 gennaio 2015
Il lavoro in Equipè e il GOT
(Gruppo Osservazione-trattamento)
L’intervento pedagogico dell’ educatore in carcere ha come oggetto il
comportamento del detenuto.
Il compito dell’educatore è quello di analizzare le cause interne ed
esterne che hanno determinato la condotta deviante del soggetto. Lo scopo del trattamento rieducativo soggettivo
offerto al detenuto mira a contribuire alla maturazione in lui di un atteggiamento
responsabile al fine di un suo graduale
reinserimento nella società.
Il fine dell’educatore è quello di
intervenire nell’ attività di osservazione e trattamento dei reclusi all’ interno
di un lavoro di èquipe coordinato dal Direttore del carcere.
L’ordinamento penitenziario riconosce all’educatore il ruolo di
segretario tecnico dell’èquipe,
al quale tutti gli operatori penitenziari del gruppo allargato del GOT devono
trasmettere le informazioni ed i dati raccolti durante il percorso detentivo
del soggetto.
Il GOT è il gruppo Osservazione-Trattamento, di cui fanno parte il coordinatore
dell’ educatore e tutte quelle figure che interagiscono con il detenuto o che
collaborano al suo trattamento. È un gruppo la cui composizione è mobile e l’
educatore, quale segretario tecnico, è l’elemento di congiunzione tra il GOT ed
il gruppo interprofessionale che è definito èquipe.
L’èquipe è il gruppo ristretto presieduto dal Direttore dell’ istituto o
dal sostituto, la cui presenza è molto importante. Essa è composta
dall’educatore, dall’assistente sociale incaricato del caso, dall’ esperto e
dall’ispettore comandante; soltanto, quindi, da figure istituzionalmente
competenti. L’educatore convoca la riunione di èquipe ed opera affinché il
detenuto arrivi a dare significato all’esperienza detentiva, superando i
pregressi di rabbia, risentimento e vendetta. È così necessario agire sul senso
di realtà e responsabilità, favorendo nel detenuto processi di
interiorizzazione del proprio vissuto e l’apprendimento a vivere relazioni
positive proprio a partire dal carcere.
Di notevole importanza sono le attività rieducative, le quali promuovono
l’autorealizzazione della persona nella misura in cui quest’ultima riesce ad intravedere
nella detenzione un’opportunità di cambiamento.
Ci sono diverse attività rieducative, tra cui lo studio, il lavoro e la
formazione, in collegamento con il mondo esterno. Il percorso di rieducazione
non è semplice, anzi sono molte le complicazioni, perché spesso il recluso non
riesce ad abbandonare la propria rabbia e aggressività.
La sofferenza per la mancanza di relazioni affettive rappresentano un
grave disagio per i detenuti, che vengono a trovarsi lontani da famigliari,
coniugi e figli.
Un elemento importante all’interno del carcere è quello di riconoscere l’altro
come persona.
Cosa significa quindi educare in carcere? il carcere è un’istituzione totale e quindi si educa in un contesto che
non è quello della vita reale.
Educare in carcere significa educare alla libertà: a riconquistarla, a viverla in modo proficuo per sé e per gli altri.
Il tentativo è di spingere verso un cammino di consapevolezza, autonomia, coscienza e, in senso più ampio, di crescita.
Educare in carcere significa educare alla libertà: a riconquistarla, a viverla in modo proficuo per sé e per gli altri.
Il tentativo è di spingere verso un cammino di consapevolezza, autonomia, coscienza e, in senso più ampio, di crescita.
mercoledì 14 gennaio 2015
Partecipazione alla commissione che si occupa della predisposizione del regolamento interno,
del consiglio di disciplina e
delle attività culturali, ricreative e sportive
Oltre i compiti previsti dall’art.82 O.P. l’educatore riveste altri importanti incarichi che si devono svolgere all’interno dell’istituto penitenziario tra cui:
-Commissione per il regolamento interno: l’educatore come previsto dalla normativa vigente, ha il compito di offrire un contributo pedagogico al fine di formulare le decisione cosicché sia possibile un integrazione degli elementi trattamentali-educativi con quelli legati alla custodia e alla sicurezza.
- Consiglio di disciplina: l’educatore viene inserito all’interno del consiglio di disciplina proprio perché esso riesce ad istaurare un rapporto diretto con il detenuto, fondato sulle motivazioni e problematiche oltre ai fatti e ai comportamenti che lo hanno portato a compiere il reato.
Per avere una valutazione completa della gravità dell’infrazione e del provvedimento da adottare la figura dell’educatore appare fondamentale, in modo tale che la sanzione stessa possa avere un valore educativo per il detenuto.
- Commissione delle attività culturali, ricreative e sportive: l’educatore ha il compito di promuovere e animare le varie iniziative e coordinare le attività pratiche in modo che esse possano essere attuate.
Come per altri servizi (biblioteca) l’educatore può essere coadiuvato da altri detenuti che abbiano dimostrato particolari capacità.
Il Servizio di biblioteca
L’educatore non deve essere un semplice bibliotecario, ma deve sfruttare questa situazione di contatto con i detenuti come un occasione di incontro pedagogico costruttivo.
Insieme ad una dedicata commissione l’educatore sceglie i libri e i periodici che possono essere letti dai carcerati come previsto dall’ art. 27 O.P.
Dal punto di vista educativo invece, l’educatore si avvale dell’operato dei detenuti e degli internati che sono scelti tramite sorteggio (art. 21 e 67 del R.E.) o designati attraverso particolari capacità degli stessi.
Il tutto viene promosso al fine di incentivare i valori della partecipazione attiva, della solidarietà e dell’impegno volontario.
mercoledì 7 gennaio 2015
Osservazione della personalità
L’osservazione
scientifica della personalità ha lo scopo di accertare i bisogni di ciascun
soggetto, legati alle eventuali carenze fisico-psichiche, affettive, educative
e sociali. La stessa rientra nel concetto di determinazione della pena in fase
esecutiva.
L’ osservazione si sviluppa fondamentalmente in
due linee di azione: la prima riguarda la programmazione del trattamento e la
seconda invece la modulazione o trasformazione della pena applicata.
Essa deve coprire tre funzioni: permettere di individuare le esigenze del
soggetto,identificare un istituto che sia in grado di fornire il trattamento
più adeguato al detenuto e costruireuna relazione di sintesi, ossia un testo
che presenta la storia del recluso e la sua condotta all’interno della
struttura, in base alla quale viene elaborata un ipotesi di trattamento
alternativo.
Entro nove mesi vengono creati gli elementi per la formulazione del
programma individualizzato a seguito dell’esecuzione dell’osservazione. Successivamente,
nel corso del trattamento l’osservazione è rivolta a verificare, attraverso
l’analisi del comportamento del detenuto, le eventuali nuove esigenze che
richiedono una modifica del trattamento. Infine devono essere mantenuti gli
elementi di continuità per i detenuti e internati in caso di trasferimenti in
altri istituti.
A proposito dell’osservazione scientifica della personalità “pur considerando le difficoltà che l’operatore
incontra nel pervenire all’esame “oggettivo” del fenomeno da analizzare (la
persona detenuta), tuttavia occorre ricordare che gli strumenti
psicodiagnostici e psicoterapeutici oggi a disposizione, possono comunque farci
comprendere l’uomo in quasi tutte le sue caratteristiche di pensiero e di
comportament”.
Gli strumenti principali per conoscere gli atteggiamenti artificiali del
detenuto, al fine di modificarli, sono i seguenti:
1. la lettura della comunicazione non verbale;
2. l’analisi dei meccanismi di difesa dell’Io;
3. la conoscenza delle “tecniche di neutralizzazione del conflitto”;
4. l’indagine della scrittura (grafologia).
Per i condannati e gli internati è l’osservazione scientifica della personalità
a costituire la base del trattamento penitenziario.L’osservazione è condotta da
personale dipendente della Amministrazione (Educatori, psicologi e assistenti
sociali) e queste attività si svolgono sotto la responsabilità del direttore
dell’ istituto. L’attività di osservazione, è svolta da un gruppo di persone
che viene individuato con il termine di Ѐquipe.
In relazione alla maggiore estensione delle occasioni di valutazione
riservate al direttore l’intervento del gruppo si è allargato
Lo steso è chiamato ad operare attraverso delle “relazionidi sintesi” per
fornire al direttore gli elementi per: la stesura del programma
individualizzato di trattamento rieducativo; l’ adozione del provvedimento di
eventuale ammissione al lavoro esterno con progettazione del relativo programma;
la redazione del programma di trattamento riguardante l’espiazione della pena o
l’ attuazione della misura di sicurezza in regime di semilibertà e la manifestazione del parere, da
trasmettere al magistrato di sorveglianza,
in relazione alla eventuale concessione di permessi premio.
Il gruppo tiene periodiche riunioni, nel corso delle quali esamina gli
sviluppi del trattamento praticato e i suoi risultati. Inoltre la segreteria
tecnica del gruppo è presieduta dall’ educatore.
Un’importante innovazione è stata data dalla legge Gozzini, la quale ha
sviluppato una nuova concezione dell’osservazione, dovuta alla “decarcerizzazione”
delle misure alternative,
che possono essere ottenute direttamente dallo stato di libertà allo scopo di
evitare, per soggetti autori di reato di lieve entità, il “contagio criminale”
derivante dal contatto con l’ ambiente carcerario.
domenica 4 gennaio 2015
I compiti dell’educatore Penitenziario
Nell’ art 82 della legge 26 Luglio 1975 n. 354, che costituisce l’ attuale Ordinamento Penitenziario, compare la prima descrizione dei compiti dell’ educatore Penitenziario .
Gli educatori partecipano alle attività di gruppo per la osservazione della personalità dei detenuti e degli internati. Essi Progettano il trattamento rieducativo individuale e di gruppo e coordinano la loro azione con quella di tutto il personale addetto alle attività riguardanti la rieducazione.
L’ educatore Penitenziario progetta, promuove e organizza le iniziative e le attività individuali e di gruppo (scolastiche, di addestramento professionale, lavorative, culturali, religiose ecc…).
Propone al direttore e cura l’organizzazione, la preparazione e la fornitura dei locali; promuove e organizza la collaborazione e la partecipazione dei vari enti pubblici; svolge opera di sensibilizzazione e di stimolo per la partecipazione dei condannati e internati alle varie iniziative offerte dalla struttura di reclusione; cura le relazioni dei detenuti e degli internati con le loro famiglie; verifica che siano poste maggiori attenzioni alle esigenze di particolari categorie di detenuti quali: donne (soprattutto quelle in maternità o con figli), infermi o minorati fisicamente o psichicamente e stranieri.
Con il DPR 29.12.84 vengono regolamentate le attività/servizi che deve svolgere l’educatore: programmare interventi al fine di creare un contesto per lo più favorevole alla situazione del detenuto; effettuare interventi di sostegno e di supervisione professionale nei confronti degli aiuto-operatori pedagogici e nei confronti di studenti tirocinanti e neo assunti; partecipare all’ attività di gruppo per l’osservazione scientifica della personalità dei condannati e degli internati sin dall’ inizio dell’ esecuzione e per tutto il corso di essa; osservare il comportamento del soggetto e coordinare le proprie azione con quelle di tutto il personale addetto alla rieducazione.
L’educatore Penitenziario costituisce così il perno dell’organizzazione dell’attività di osservazione e di trattamento dei detenuti e degli internati.
giovedì 1 gennaio 2015
Gli effetti della privazione delle relazioni affettive sui soggetti ristretti
La detenzione rappresenta un evento fortemente traumatico per gli individui che ne vengono coinvolti. "Il carcere è un momento di vertigine. Tutto si proietta lontano: le persone, i volti, le aspirazioni, i sentimenti, le abitudini, che prima rappresentavano la vita, schizzano all'improvviso da un passato che appare subito remoto, lontanissimo, quasi estraneo", così definisce l'esperienza detentiva Francesco Ceraudo, medico penitenziario. Al detenuto non è dato di decidere con chi coltivare rapporti, e gli affetti rimangono drammaticamente fuori da ogni possibilità di scelta. La solitudine, la lontananza, e quindi l'impossibilità di avere continui e regolari contatti con i propri cari sono spesso l'origine di un crollo psicofisico, di cui risente tutta la famiglia, con la conseguenza di un'inevitabile frantumazione del rapporto emotivo-sentimentale.
L'individuo è costretto ad abbandonare il suo lavoro, la sua abitazione, gli affetti, ovvero tutti quegli elementi che costituivano il suo progetto di vita, per questo il carcere può rappresentare per il soggetto detenuto, una seria "minaccia per gli scopi di vita dell'individuo, per il suo sistema difensivo, per la sua autostima ed il suo senso di sicurezza", una minaccia che nel tempo si concretizza in una progressiva disorganizzazione della sua personalità.
La perdita di identità è poi condizionata dalla continua influenza della cultura carceraria, cioè di quella subcultura che si sviluppa tra gli appartenenti alla comunità carceraria, al di fuori dalle regole penitenziarie, che porta a poco a poco ogni individuo a divenire un "membro caratteristico della comunità penale" distruggendo "la sua personalità in modo da rendere impossibile un successivo adattamento ad ogni altra comunità".
fonti: http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/misure/bargiacc/cap3.htm
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